domenica 22 maggio 2011

Ciccio il Bello


Mi stavo grattando da questa mattina, mi era spuntato un enorme brufolo sul culo, un brufolo grosso come un fagiolo. Continuavo a grattarmi e godevo come un matto, perché alla fine mi accontento di poco: un po’ di buona musica, cibo, libri e se capita una donna ma con loro ogni volta è una battaglia persa fin dall’inizio: badano troppo all’apparenza. Il mio brufolo invece no, era lì, affondato tra le chiappe e aspettava solo la mia mano calda.
Squilla il telefono.
«Pronto?» rispondo già sapendo chi avevo dall’altra parte della cornetta.
«Senti, Timioni, avresti per caso un po’ di olio da prestarmi che non ho fatto in tempo a comprarlo.»
Era Ciccio il Bello, il latin lover che imitava in maniera patetica la voce del Commendatore, un calabrese con una leggera r moscia che cercava di far colpo sulle donne snocciolando frasi e luoghi comuni.
«Stammi a sentire Ciccio, se vuoi questo cazzo di olio te lo devi venire a prendere.» gli dico senza troppa gentilezza. 
Non mi stava simpatico come  un sacco di cose a questo mondo: i testimoni di geova, la dieta a zona, le tartarughe, i presidenti e i vicepresidenti, la mitologia, la stitichezza,gli schiavisti, Giuliano Ferrara. Dovevo comunque andare avanti e tirarmi fuori dalla merda in cui ero sommerso.
«Senti, Timioni, fra un quarto d’ora, venti minuti sono a casa tua.» mi rispose.
 Cominciava sempre i discorsi con un “senti”; imitava in ogni cosa il Commendatore e sono sicuro che al momento opportuno gli avrebbe dato il culo, pur di fare carriera.
Posai il telefono e mi sdraiai sul divano, il brufolo mi faceva un male della madonna, l’avevo grattato un po’ troppo; misi su un cd di Mozart, ci sapeva fare il vecchio coglione.
Ciccio era arrivato, sentivo la sua voce nelle scale; non tentai nemmeno di abbottonarmi i jeans quando aprii la porta.
«Sei in ritardo di dieci minuti.» gli dissi
«Senti, timioni, ma come fai a vivere in questo buco?»
«Ho tutto quello che mi serve e anche di più.»
Lo guardai bene, era un bel ragazzo e la bellezza serve a qualcosa, credetemi: direttori di banca, professori universitari, controllori e negozianti saranno più gentili,vi lanceranno degli sguardi languidi. Ai brutti non rimane che chiudersi in casa, rileggere vecchi sms di storie passate e circondarsi di un alone di sensibilità e intelligenza a volte non veritiero.
Gli diedi un po’ del mio olio.
«Senti, che poi la settimana prossima te lo ridò.»
«Fai quello che vuoi, basta che te ne vai.» gli dissi chiudendogli la porta in faccia.
Ero di nuovo solo, mi preparai un tramezzino al tonno e bevvi una coca cola light tutta in un sorso. Il brufolo sul culo non mi faceva più male e ricominciai a grattarlo più forte di prima. 
Avevo trovato un nuovo amico con cui passare la serata.

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