giovedì 26 maggio 2011

Il mulino del rimpianto


Non riesco a dormire stanotte.
Se la felicità di un uomo passa anche attraverso la contentezza degli altri, oggi posso dire d'essere stato un uomo felice.
Ma se con la scusa dell'aperitivo dei banconisti bifolchi e disonesti vi rifilano cinque solette da scarpe smunte e rattrappite come solo la faccia di certe signore della tv sanno e possono essere , ve l'assicuro cari/e lettori/lettrici: non bastano tutti gli analcolici del mondo a rasserenarvi.
Il mal di testa regna sovrano stanotte e mi fa schizzare dal letto in meno di un secondo. Come i pompieri quando devono spegnere un incendio.
Brucia stanotte la mia testa. Sembra voglia liberarsi di me. Stanotte voglio assecondarla così la lascio andare e mi ritrovo fuori.
Non è la prima volta. Sono almeno quindici anni che mi spezzo in due tentando d'assemblarmi alla meglio. Ma non sono un Transformers sebbene il mio corpo sia un complesso agglomerato di viti e bulloni sparsi un pò dovunque.
Sono un essere umano o almeno ogni tanto ci provo.
Anche se è difficile.
Le notti sono di più dei giorni e le torce a volte non bastano a rischiarare le mie radure di solitudine.
I perchè però restano. Le notti pure.
Tantissime quelle passate a perlustrarle attentamente massacrandole d'interrogativi e trascinando allo sbaraglio l'anatomia del mio destino.
Ora, senza più legami evidenti, braccato dal profumo di pane, prenderò per mano il rimpianto cercando disperato un mulino dove macinarlo insieme ai piedi freddi e alla paura di vivere, chiedendo allo sconforto di un buio infinito uno sconto per resistere.
Com'è rischiosa l'assurdità d'esser padri di se stessi.
Nel mare dell'esistenza, non c'è tempesta peggiore ed io per fortuna o purtroppo, vi son finito dentro.

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