lunedì 8 agosto 2011

Un'anaconda salva vacanze


Ad Antonio non piaceva l'estate.
Troppo sole, tanto sale, molta sete, pochi siti.
Nel senso che d'estate c'era troppo spazio e lui non sapeva proprio dove mettersi.
Era difficile per lui stare in un posto senza provare un minimo d'imbarazzo.
D'inverno invece, riusciva a mimetizzarsi bene.
La mediocrità atrofizza il cervello delle persone impedendogli di riconoscere le meraviglie che vivono in mezzo a loro e se in qualche modo questo può disturbare gli animi più ardimentosi andava benissimo ad Antonio che d'estate voleva solo essere lasciato in pace.
Non era misoginia la sua, ma un profondo senso di protezione nei confronti del genere femminile che d'estate oltre alle scottature e alla ritenzione idrica, doveva guardarsi da un nemico in più: la sua terribile anaconda.
Quest'ultima, costretta tutto l'anno in attillatissimi boxer, d'estate ritrovava la sua libertà e lei se la prendeva tutta decisa a spenderla per intero in sessioni di puro piacere.
Tuttavia se la "cosa" sotto le lenzuola era legittima, quantomai disdicevole appariva in spiaggia ragion per cui, Antonio decise di fare qualcosa.
Il suo telefonino intanto, non smetteva di squillare.
Erano i compagni di lavoro pronti a tutto pur di farlo uscire da quel forzato esilio.
Uno in particolare poi, Ermanno. il giorno prima gli aveva prospettato una cosa senza precedenti.
Aveva chiamato Sandra ed Erica le più belle dell'ufficio.
Le due infatti, erano ancora single e apparte qualche storia superficiale non avevano nessun movimento in ballo.
L'occasione sembrava davvero ghiotta.
Il più convinto era proprio quella carogna d'Ermanno che infatti gli aveva mandato una bella confezione di zabaione. Così era certo il suo compagno di tante battaglie si sarebbe tenuto in forze e non sarebbe uscito sconfitto da quella che s'annunciava essere proprio una lotta senza esclusione di colpi.
Ma Antonio quella volta pareva non volerne proprio sapere.
Per cui ogni volta che sentiva partire la suoneria del telefono lui lasciava squillare a vuoto senza rispondere.
Era prossimo ai trent'anni ormai. Era ora di crescere. Non poteva basare la sua vita su quell'anaconda che spavalda faceva capolino ogni qualvolta intuiva una promettente apertura verso inferni che ben conosceva ma dai quali ora alla soglia della maturità desiderava star lontano.
Per cui pur tra mille riluttanze e qualche dubbio decise di recarsi nella più rinomata farmacia del paese nella speranza di trovare qualche pozione magica in grado di irretire quell'intraprendente amennicolo.
Per dribblare ogni residuo imbarazzo si rivolse alla prima persona in camice bianco che trovò a cui raccontò il suo disdicevole problema.
Cazzo.
Doveva essere davvero imbarazzante visto che la dottoressa strabuzzò gli occhi chiamando a raccolta le sue due colleghe.
A quanto pare la sua patologia rientrava nella ristretta cerchia di casi particolari bisognosi di consulti più approfonditi.
Antonio a quella doverosa postilla non sapeva se ritenersi onorato o peggio prossimo all'evirazione in pubblica piazza.

Dopo mezz'ora di sussulti e gridolini la dottoressa tornò da lui e con somma sorpresa notò che non aveva nessuna medicina in mano.
Bensì un voluminoso libretto d'assegni.
Ne compilò uno. Glielo porse. Mille euro.
Assurdo.
Antonio non poteva credere ai suoi occhi.

Le meraviglie quel giorno però non finirono li.
Dopo averlo accompagnato nel retro e aver fatto un giro su quell'ottovolante di voluttà e godimento, Siria (così si chiamava quel coraggioso camice bianco), completò la sua offerta; mille euro al mese per tre mesi vitto alloggio e optional inclusi.
Fu così che quel portento d'Antonio rinunciò per sempre a quell'idea scaccia Paradiso e grazie a quella temibile anaconda si garantì tre mesi di vacanza gratis in un Purgatorio destinato ad essere per sempre il suo Inferno.




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