lunedì 12 settembre 2011

Tre perle per un amore


Era passato tanto tempo ormai. Eppure se la ricordava bene Antonio la sua prima fiamma. Sentiva che avrebbe potuto riconoscerla tra mille e ogni volta sperava di incontrarla.
Si chiamava Luana la bambina che per prima gli fece battere forte il cuore fino a togliergli il fiato ed era bella come un raggio di sole dopo una notte di pioggia ed ogni volta che la vedeva la sua temperatura corpoorea saliva all'inverosimile e il suo cuore era un terremoto senza epicentro.
Già allora Antonio poteva contare su una buona chiacchiera che incantava le ragazzine più grandi ma con Luana sentiva che questo non bastava. Occorreva di più, serviva di meglio.
Cosa non ebbe mai il tempo di capirlo. Le ragazze sono dei rebus difficili da risolvere per chi si diletta con i cruciverba facili della Settimana Enigmistica e nessun sudoku vi farà sudare tanto quanto cercare di indovinare cosa piace ad una ragazza.
Antonio questo lo aveva capito benissimo e per quanto s'ostinasse ad interrogare lo specchio del bagno non riusciva a trovare nessuna chiave dialettica ne espediente pratico per girare dalla sua parte quella graziosa frittata di nome Luana.
Eppure aveva provato mille volte ad avvicinarla, parlarle, vederla, ma per quanti sforzi facesse non c'era nulla da fare.
La sua presenza lo irretiva a tal punto che quando i suoi occhi incrociavano i suoi lui si sentiva perduto.
Rammentava bene Antonio mentre stava seduto su una panchina dei giardini pubblici ad osservare i bambini eccitati per il primo giorno di scuola, gli effetti di quel suo precocissimo amore;ricordava ad esempio, come il pranzo fosse breve quanto una sosta ai box di una Formula Uno utile quel tanto che bastava a rifocillarsi e correre dal fioraio a comprare due rose e scrivere bigliettini come questi: " Due rose per te, una vita con me...! Vuoi?... che poi posava vicino la porta della casa della bambina in attesa che quella porta si aprisse e lui potesse vedere almeno una volta quell'angelico viso per poter andar a dormire in pace.
Quegli appostamenti durarono tutto l'autunno e nonostante fosse diventato amico degli scoiattoli e avesse imparato a riconoscere i versi dei passeri in calore aveva capito : una piantagione di rose non basta ad entrare nel cuore di una bambina e nemmeno nella sua testa. Lei infatti, continuava ad ignorarlo.
Non il suo cuore però.
Dentro il suo corpicino, Antonio ardeva di desiderio e un giorno durante la ricreazione decise di smetterla con quella pantomima e di rivelarle una volta per tutte quello che sentiva.
Ma prima di farlo decise di ricorrere ad un'ultimo, disperato gesto.
Così una mattina d'inizio inverno, mentre la madre ancora dormiva, penetrò furtivamente nella sua camera e in punta di piedi, sospendendo anche il respiro, si diresse verso il portagioie della madre dove lei era solita conservare tutte le sue chincaglierie e s'impossessò rapace di tre perle placcate d'oro (in realtà erano fondi di bigiotteria ma che per lui e il suo giovane cuore innamorato erano preziose come tutto il mondo allora conosciuto).
Sapeva benissimo i rischi a cui sarebbe andato incontro, ma in quel momento ad un passo dal suo amore, non gliene importava nulla perchè sentiva che il suo piccolo cuore aveva già delle ragioni che la ragione non poteva comprendere.
Quel giorno arrivò a scuola prima del solito. Aveva una cosa da fare. L'unica cosa che contava in quel momento.
Era eccitato, contento ed impaziente di regalare alla dolce aguzzina del suo cuore le conseguenze di quel tenerissimo gesto d'amore.
Quando gli apparve, s'avvicinò febbrile e porgendole quel dorato passepartout, le disse: "Questi se li accetti, saranno i primi di una lunga serie".
Incredibile: c'è l'aveva fatta.
Ora secondo copione, toccava a lei dirgli qualcosa, accennare un timido sorriso, un piccolo bacio, un tenero abbraccio, una calorosa stretta di mano qualunque cosa. In quel momento sentiva che qualunque cosa avrebbe potuto spedirlo in Paradiso.
Non immaginava certo che di lì a poco sarebbe sprofondato nel più crudele degli inferni.
La graziosa bambina che per mesi aveva popolato le sue fantasie di giovane innamorato, si trasformò nello spazio di una ricreazione nella megera più crudele del mondo.
L'ex dolce bambina che era, non solo gettò le perle a terra frantumandole ma completò l'infame opera con uno sputacchio d'autore.
Non poteva crederci.
Rimase lì impietrito, con gli occhi disfatti, il viso sputacchiato e tutto il suo amore sepolto sotto chili di polvere.
Era sconvolto, impotente, irretito, confuso, umiliato e disperato: avrebbe voluto morire.
Sapeva bene comunque, che la sua ora era lì lì per scoccare; c'era la madre da affrontare e la sua ira funesta che lo aspettava come un avvoltoio sull'altopiano dello Yucatan.
Rassegnato a subirsi tutte le conseguenze di quel suo folle gesto d'amore, con la dignità di un condannatom a morte, Antonio tornò a casa.
Con sua grande sorpresa scoprì che la suprema Corte non s'era ancora riunita e nessuna sentenza era stata pronunciata. Ma nessuna esultanza accompagnò quella piccola grazia della sorte.
Non ne aveva la forza.
Amare è un mestiere difficile a otto anni e consuma un sacco d'energie e lui non ne aveva più.
Con le poche rimaste, si nascose nella credenza e li sarebbe morto se non fossero giunte da lontano le urla demoniache della madre. Le sole che avrebbero potuto ridestarlo dal suo torpore pieno d'innocenza.
Poi furon solo botte, calci nel sedere ed ematomi che per mesi contrassegnarono il corpo del giovane Antonio e tutto per un amore da sogno finito in un incubo e tre schifosissime perle del cazzo.

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