sabato 18 aprile 2015

Popcorn patatine



Popcorn,
patatine, muffin, pizzette, crocchette, bibite, gommose alla frutta.  Nino era davvero un fenomeno di resilienza contemporanea ma Antonio ogni volta che lo vedeva passare con il suo baracchino unto e bisunto, non riusciva lo stesso a capacitarsene.

Era questo che sognava, quando lasciò la casa di famiglia portando in valigia il sogno di diventare calciatore?Adesso stava lì intirizzito, fuori da quello stadio che con un po’ di fortuna avrebbe potuto esser suo a ripetere all’infinito la stessa frase. “Ciao, lo vuoi un buono sconto per un panino porchetta con cipolle, crauti e peperoni". ?" "Ne ho uno anche per la tua ragazza se ti va, sentirete che buono!”.

Era questo che sognava quando iniziò a lavorare presto, smettendo di studiare appena potuto? Voleva avere soldi tra le mani prima di tutti i suoi amici. Così, pensava quando preso a rate il primo motorino, portò Cinzia a vedere Titanic. Motorino nuovo e Titanic. Miscela irresistibile per un primo appuntamento. Adesso da quanti anni faceva il cartesiano dispensatore d’acidi grassi?Cinque, dieci, quindici forse? Ora Nino di Cinzia non sapeva nulla.  Dai soliti amici che non vedono l’ora di spiattellare ai quattro venti le rogne altrui, sapeva si fosse sposata con uno che lavorava in una pasticceria con lei. Aveva cinque bambini e quando la incontrò per caso al supermercato dopo il ciao come stai d’avvio e circostanza, non ebbero più niente da dirsi.

Era questo che sognava quando le promise amore eterno? Allora avevano davanti una strada limpida di  esperienze da fare insieme. Poi la vita, a non saperla domare, aveva preso scorciatoie più comode, meno impegnative. E nei loro sogni l’altro sparì.

Era questo che sognava quando molti anni dopo, Nino discusse la sua tesi? Un’ascesa silente e luminosa la sua, come un’implacabile vendetta.  Una cometa nel buio di quella vita. Mettendoci tutta la determinazione e la dedizione possibile. E adesso che possedeva la macchina e il motore era a secco non vedeva l’ora di tuffarsi nella prossima settimana di lavoro e non avvertire quel disagio.

Era questo che sognava?Antonio si ripeteva quella frase nella testa, quella frase che sapeva di sentenza già emessa. Era questo che sognava? Mentre si ripeteva quella domanda, gli passava davanti, come in un film accelerato all’ennesima potenza, tutta la sua vita. Passò davanti a una vetrina e ci si specchiò. Proprio mentre la sua mente mandava all’infinito quella frase.  All’improvviso una decisione: era ora di smetterla con il cibo in scatola. Appiattiva ogni pensiero e tutto quel mercurio, aveva compresso anch’egli. Riflettendoci con attenzione, si rese conto che quella frase valeva anche per lui. Lui. Era quello che sognava? Era quello che sognava?
Non lo sapeva, forse no.  Appaltare muliebri epidermidi tributandogli intermittente tenerezza non era amorevole. Solo solitudine subaffittata. Qualcosa aveva combinato: bene o male aveva fatto delle scelte, scritto molto, imparato tanto. In qualche modo si era salvato.  Da solo. Sorrise.

Nino all’angolo della strada intanto aveva appena venduto l’ennesima pizzetta della sua vita.  Il portafogli quella sera, lo avrebbe adulato gentile.


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