lunedì 22 giugno 2015

Laura Antonelli



Laura Antonelli.
Sognarla tra le pieghe della notte era un esercizio solito e concreto ma vano come le barche di carta affidate alla luce dello stagno.

E come quelle affondano ora i pensieri, colano a picco gonfi di realtà appena l’estate  si affaccia alla vita indorando persiane d’oro puro.
Spalanco gli occhi e fugge dal mio sogno, una farfalla che vola leggera e si perde lontano zigzagando tra i narcisi ed i giacinti fioriti in giardino.

Mi alzo e batto 

il canto dell’oblio.
Il conforto dell'oblio la accolse - allontanando da sè il mielato calice della notorietà cancellando i passi sulla sabbia infida della fama e i suoi fianchi annodati  nelle calze che avvolgevano nella nebbia il suo sorriso.
Voleva isolarsi nella quarantena del ricordo, riassaporarlo tutto istante dopo istante come un film imparato a memoria - le battute degli attori erano la sua  vita.
Voleva dimenticassimo le risate, le imboscate, quei saliscendi ormonali che rompevano la noia della sera.  Tardi, ma non troppo,  per esser Nino La Brocca almeno per un  umido momento.


Voleva dimenticassimo le sue labbra, i suoi occhi, persino quella sottana che indossava sulla scala dei sogni.
Forse – pensava – l’oblio è un fiume lento e scorre inesorabile.
Nelle sue acque tutto si perde .
Non sapeva però che più forte è l’amore.




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