domenica 14 febbraio 2016

La quinta serata del Festival di Sanremo e l'immagine afflitta di un Paese nudo al confronto con le proprie schiatte

Dopo cinque giorni modesti e ligi, il Festival di Sanremo è finito. Terminato con il miglior vincitore possibile però : gli Stadio immagine afflitta  di un Paese nudo al confronto con le proprie schiatte.
Sgominando tendenze arcobaleno, ha commosso il tentativo del gruppo bolognese di stabilire un contatto con il cardine tradizionale dello Stato italiano: la famiglia.
Ha vinto lei, infatti, e con essa la verità di una sofferta Costituzione che su di essa si basa, ha sconfitto l’artificialità di prodotti plastifi
cati ed effimeri (Francesca Michielin e il duo Iurato – Caccamo).
Fugace e sintetico quanto il Festival tutto anestetizzato e imbalsamato da una competizione piatta nulla resterà davvero di queste serate anonime.  
Non il punk furbetto di Enrico Ruggeri, nemmeno il rap paisà  firmato Clementino – Hunt .
Semmai caroselli di parole buone per gli ultimi e una nenia rassicurante per tutti gli altri cui non è rimasto che aggrapparsi alle incertezze oculistiche di Garko e alle incarnazioni stupefacenti di Virginia Raffaele. Maestra sublime, nel far rivivere miti sclerotizzati da un incerto presente (Sabrina Ferilli, Belen), e un glorioso passato (Fracci – Versace) ha surclassato la statuaria ma inconsistente Madalina Ghenea.
Manca il futuro però.

 E’ che Carlo Conti tornerà presto  a teatro con  gli amici di sempre Pieraccioni e Panariello non frega niente a nessuno.

Nessun commento:

Posta un commento