martedì 12 luglio 2016

C'era una volta il Festivalbar

Smarcato dal ciclone Europei di calcio ieri spinto da una pulsione che a distanza d’ore e divano riconosco suicida,  ho guardato il Coca Cola Summer Festival: ovvero quel che una volta quand’ero piccolo io e la Panicucci sponsorizzava assorbenti era il Festival bar.
Cos’è stato il “Festivalbar” nella storia delle estati italiane?
Sicuramente un programma da seguire con un occhio solo, mentre l’altro sondava le meraviglie del cuscino.
Uno di quegli show che abbinava la solennità dell’Arena (di Verona, ovvio) alle leggerezze canore proposte di volta in volta.
Erano i giorni in cui scorrevano tra riflettori e zanzare la fragilità del giovane Raf e i padanismi di un certo Zucchero Fornaciari.
Altrove -concettualmente e fisicamente- accadevano cose diverse;
ovvero ci si interrogava su come uscire dalla dittatura degli anni Settanta, e inventare nuova musica degna di questo nome (le riunioni, mi dicono, sono ancora in corso).
Ma al “Festivalbar” no:
niente di tutto questo.
La famiglia Salvetti garantiva anno dopo anno il (ri)flusso del pop;
quell’alchimia marziana in cui non c’erano contraddizioni tra il minimalismo campano di Pino Daniele e il colpo secco di “Tre parole” (sole, cuore e amore).
Poi, poi è finito tutto.
A modo suo brutalmente.
Addio Arena di Verona, addio famiglia Salvetti, addio «ci vediamo il prossimo anno».
Al loro posto, ora, è sbarcato su Canale 5 il “Coca Cola Summer Festival”.
Protagonista assoluta in scena è la permanente di Alessia Marcuzzi, mentre accanto alla padrona scosciata della casa de “ Il Grande Fratello ” si muovono Rudy Zerbi e Angelo Baiguini (voce di Rtl).
La sceneggiatura è semplice, con la conduttrice che inneggia a qualunque artista appaia e i due assistenti in preda a inutilità conclamata. Viva l’estate, insomma:
il resto non conta.
Nemmeno l’afflato di solidale empatia sprigionato in replica da Raiuno dai Braccialetti rossi che forse non meritavano un tale torrido  supplizio  punitore ieri più che mai (dati Auditel sotto gli occhi),  di un’inclinazione al ripetersi tipico    della cellula madre Raiuno di vicende e solvimenti comunque apprezzabili in prima visione.
Ma in replica no grazie.


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