giovedì 29 marzo 2018
martedì 27 marzo 2018
La calda normalità di Fabrizio Frizzi
Ci son persone delle quali nessuno parla perché fanno parte della
vita comune, e dunque hanno il merito di accompagnare con naturalezza gli anni.
Uno di questi si chiamava Fabrizio
Frizzi che del sorriso e il garbo aveva fatto non un marchio catodico ma una
filosofia umana.
Arrivava lui in scena, e già sapevi che
era tempo di cordialità, del rispetto di
tutto e tutti, e di una televisione in bilico tra il vintage e quotidiano.
Un merito, sulla carta, e una gran fortuna
per chi si ritrova a lavorare con un professionista così, ma anche un freno
involontario a esperienze dissonanti.
Frizzi era Frizzi, punto:
regolare, affidabile, scientifico nel
consegnare al pubblico la versione di sé prevista.
Quella vista e stravista a
"L'eredità", ad esempio sol
per stazionare all’ultima fermata terrena dove animava un gioco basato sulle
parole.
Non una stronzata in cui contassero soprattutto ritmo
e casualità, ma una sfida che richiedeva conoscenza spiccia e anche meno di
spiccia.
Impossibile, categoricamente, nascondere
la propria ignoranza:
il viaggio che dalla domanda portava
alla risposta al solito selciato di cronaca,
storia, geografia e mill’altre curiosità apprezzabili.
Il tutto condito con barlumi d'intuito e
velocità d'esecuzione che Frizzi premiava come dovrebbe avvenire ovunque;
complimentandosi, senza fretta.
Dopodiché accadeva pure che in questa
culla baciata da video-serenità irrompesse l'imprevisto, nel senso di un concorrente che
sparigliava il clima e alla domanda basica «Qual è la città ligure famosa per i
fiori e le canzoni?» risponde con un'asinevole «Genova» al posto di Sanremo;
oppure, ancora, capitava che un altro
aspirante campione collocasse con
disinvoltura il Monte Bianco in Sardegna;
o anche - ancora ancora - avveniva che
lo stesso Frizzi, nel macinare parole su parole inciampasse in piazza dei
Miracoli e la posizionasse non a Pisa ma a Siena.
Abbastanza perché lo studio, lo stesso
Frizzi e gli spettatori divanati domestici, venissero travolti da stupore.
Brividi di un istante, fiammate presto
riassorbite dalla calda normalità.
M’ha stupito e sconcertato il cordoglio
di quest’ore.
Ma forse, la pira avvampante del lutto presente sta tutta in quella placida
impressione ditata poc’anzi ::
calda normalità d’antico garbo vespertino Fabrizio Frizzi faceva la differenza .
A volte accade. Anche in televisione
domenica 18 marzo 2018
sabato 10 marzo 2018
Sharon Stone del riverbero
Accavallare acumi convinti
Di domare l’umano confondersi
Sharon Stone
del riverbero
Incauto delle mezze stagioni
Sverna nella scansia
delle topiche varianti
incantato da una virgola
lo scrittore
cupido di scoprirla in fallo
padrone del comune senso del pudore
Il ludibrio spare al cospetto
Di un carcame di sogno
L’attrito ha generato
Cadaveri pulsanti d’identità plurime
Come questa parola natante
Su oblò indifferenti se la luna
sia o no un croissant farcito al miele
nelle fauci caduche di squarci crepuscolari.
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